Dedicato alle vittime di tutte le mafie, cadute per difendere la legalità.
Ai tempi del coronavirus
Tutto d’un tratto, così.Con una maschera, con la paura di ammalarci, senza poter uscire di casa, se non per emergenza, annullando tutti i rapporti sociali. Ed io non posso vedere mio figlio, perchè lontano, i miei genitori, anche loro lontani. Non posso vedere nessuno, tranne la mia immagine riflessa su uno specchio…
Posso uscire , però, per fare un pò di jogging, questo si, e questo faccio. Lo faccio perché sono fortunato. Lo faccio perche vivo a Mondello, paradiso meraviglioso, spesso però invaso da troppe macchine ed altrettanti esseri umani. Ma non oggi, o perlomeno , non in questo periodo. Tutti a casa, per ora. E qui i pochissimi esseri umani che corrono, come me, o che portano a spasso il cane, stanno ad almeno un metro di distanza. È giusto così. Stavolta, però, vedo tutto con occhi diversi. Sento l’aria piu pura, più pulita. Ascolto, chiara e limpida, la musica del mare. No macchine, no rumori, no gente. Negozi chiusi, nessun “assembramento”. Uno spettacolo nuovo, che catturo sulla fotocamera dello smartphone.
E mando agli amici boccate d’aria pura…ma virtuale. E com’è bello il mare, com’è bella la spiaggia, gli scogli e la montagna, com’è bello tutto quello che vedo , senza nessun “disturbo” umano. Mi sembra tutto nuovo, tutto perfetto. Mentre m’inebrio di questo splendore, mia cugina mi condivide un messaggio audio di Sara,la sua nipotina, che aveva appena visto le mie foto…E capisco, proprio dalla tenera voce di questa bimba, che per cogliere la grandezza del Signore dobbiamo farci piccoli. Piccoli, come questa tenera, dolcissima bambina.
Musica.. Adesso!
Sono a piazza Massimo, Palermo. Un chitarrista, della mia età, suona la musica dei miei anni più giovani. Quella che piaceva a me. Pink Floyd, Eric Clapton, Eagles, Simon & Garfunkel, James Taylor. E mi sovvengono i ricordi della mia gioventù spensierata. La mia gioventù fatta di musica country e di speranze, di aspettative e di dischi in vinile, di progetti e musicassette. La musica mi sfiora la pelle e accarezza il mio cuore. Questa musica. M’incanta, e m’incanto ad ascoltare. Canto anch’io, con allegra malinconia, e dimentico il tempo che passa. E dimentico le delusioni della mia vita. Ascolto con tutto il mio corpo, con tutti i miei sensi, con tutta la mia anima. Mi abbandono. Sono felice, e non ricordo più nulla, in questo momento, se non le parole di “Everybody talkin’ “, che salgono in gola dal profondo di me stesso. Una volta tanto, questa volta, mi lascio andare alla gioia. Quella serena, quella vera.
Il Bimbo sulla nuvoletta
C’era una volta, sopra una nuvoletta, un bellissimo bimbo dai capelli d’oro e dai grandi occhi di mare. Da tanto tempo stava lì, sopra la nuvoletta, in attesa di scendere sulla terra, ma non riusciva, non riusciva proprio a trovare una mamma ed un papà che gli piacessero! Ne aveva visti tanti, dalla sua nuvoletta, ma così tanti che neanche più ricordava quanti. Qualche volta gli era anche capitato di vedere da lassù, una mamma ed un papà che gli piacevano, ed allora cominciava a preparare le sue cosine, pettinava per bene i suoi capelli d’oro, gettava la fune per scendere sulla terra per raggiungerli, ma poi… poi diceva a se stesso: “Non sono loro, non sono loro il mio papà e la mia mamma!!!…”, e ritornava triste e deluso sulla sua candida nuvoletta. Il Bimbo era molto curioso, e guardava sempre, da lassù, tante mamme e tanti papà: doveva assolutamente trovare la sua famiglia! Ma, passavano i giorni, passavano i mesi e gli anni e lui non era mai contento. Non riusciva proprio a trovare la sua mamma ed il suo papà. Una mattina, una splendida mattina, piena del dolce profumo dei fiori che si preparano a nascere, e le farfalle stiracchiano le ali pronte a volare, e gli scoiattoli sbadigliano ancora addormentati al tiepido sole di marzo, ed i ruscelli riflettono l’azzurro splendente del cielo… quella mattina, il bimbo ancora assonnato, apri’ bene, molto i suoi grandi occhi di mare, e vide… vide i suoi genitori!!! Erano loro, ed erano li… il suo papà è la sua mamma… erano loro ed erano lì, sotto la sua nuvoletta!!! Lui li aveva visti, e subito aveva sentito nel suo cuoricino che quelli sarebbero stati la sua mamma ed il suo papà!!! Quella sarebbe stata la sua famiglia!!! Ma loro – la sua mamma ed il suo papà – litigavano, litigavano tanto!! Forse, per la prima volta nella vita, si era accesa per loro la fiamma dell’amore, ma forse non erano pronti per dare al bimbo la famiglia che lui desiderava cosi tanto. Il bimbo penso allora che doveva fare qualcosa! Iniziò a preparare le sue cosine, pettino’ per bene i suoi capelli d’oro, gettò la fune, e scese sulla terra. Aveva capito che loro e solo loro sarebbero stati i migliori genitori per lui. E così, dall’amore di mamma e papà, nacque… Amore. Amore venne al mondo in una fredda notte d’inverno, ma era felice perché tra le braccia della sua mamma e del suo papà non aveva paura. Ormai aveva trovato quel papà e quella mamma che aveva cercato e desiderato
per tanto tempo. Il Destino aveva deciso così, ed al Destino nessuno si può opporre, perché il Destino è scritto nel cuore di ognuno di noi dal Grande, Infinito Soffio d’Amore che muove l’ Universo. Ed il Destino del bimbo di nome Amore è quello di portare pace e amore.
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E tu, bimbo dolce, tu che ascolti curioso questa fiaba dalla voce tenera e sicura dei tuoi genitori, non temere… Io non so dirti se papà e mamma di Amore litigheranno ancora, non so dirti se regaleranno ad Amore quella famiglia che lui ha desiderato così tanto, ma ti dico che finché vita essi avranno, ameranno il bimbo meraviglioso dai capelli d’oro e dagli occhi di mare, quel bimbo che li ha scelti come mamma e papà, più della loro stessa vita. Per sempre!
29 ottobre 2004
Sulla Musica
La musica scandisce i momenti, belli e brutti della vita- attimi irripetibili della nostra esistenza – fissando ricordi altrimenti fuggenti. La musica dona all’anima un respiro d’infinito. La musica e’ comunicazione, è vita, e’ guarigione. Chi ha inventato la musica? L’uomo ha solo codificato ciò che era, e che è. Ha concepito però, con suprema abilità, strumenti capaci di riprodurre melodie, armonie, ritmi, che sgorgano direttamente dall’anima. La musica è, per me, una tenera, delicata carezza sul cuore.
Dopo il Dolore.
Tre mesi fa, l’ultima volta. Sul dolore. Forse bloccato, dal dolore. Non è stata cosa facile. Non è cosa facile. Ma in un modo od in un altro, bisogna elaborare. Non rimuovere, certamente. Significherebbe nascondere una lacerante ferita profondamente nell’anima, e lì farebbe ancora più male. Renderlo compagno di vita allora, avevo scritto, e ne sono sempre più convinto. E bisogna andare avanti, sempre, e come sempre. E dopo avere, in questi mesi, cercato di accogliere anche il dolore degli altri, senza concentrarmi solo sul mio, ho scoperto una parola che per me è diventata la chiave di lettura, ma soprattutto di azione. La parola è “Amore”. Uscire dal mio ego, dalla mia vita quotidiana, dai miei egoistici interessi, ed aprirmi anche al mondo degli altri, con i loro problemi, dolori, ansie, paure, cercando di riuscire empaticamente ad immedesimarmi nei “Dolori” del mio prossimo, per me è stato ed è un toccasana alle mie angoscie. Accogliere il dolore dell’altro, forse, puo’essere l’inizio di un percorso di accettazione, se non di guarigione per entrambi. Il dolore non verrà certo cancellato, ma trovera’, forse, una sua collocazione.
E mi basta guardare il Cristo morente sulla Croce per capire che l’ “Amore” , il vero “Amore”, discende da lì. Da quel “Dolore”.
Sul dolore
… Ed ecco, d’ un tratto, il dolore. Irrompe nella vita di ciascuno di noi come lutto, malattia, abbandono, perdita del lavoro… Irrompe nell’ anima e nel corpo. Sconvolge i nostri progetti, soffoca la forza vitale, ridimensiona la nostra vita. Nessuno ne è immune. Ogni anima ha una reazione sua propria. Chi tace, e chi condivide, chi rimuove, e chi esterna, chi si dispera, e chi si rassegna, chi lo affronta con fede, e chi, non avendone, cerca altre vie. Quale sia la strada giusta non so. Ho capito, però, che il dolore può diventare spesso un atroce compagno di vita. Ma solo frequentandolo e conoscendolo bene possiamo avere l’ opportunità di trasformarlo in un “caro” compagno di vita. Forse.
Sulla Gentilezza

Ho visto e fotografato questa scritta su un muro di una viuzza del centro storico di Palermo. Mi chiedo chi possa avere scritto un pensiero così bello… Forse degli studenti perché in quella zona ci sono delle scuole superiori oppure… chissà…Siamo nella zona della Cattedrale, Albergheria, Ballarò. Chiunque sia stato, comunque, ha scritto una grande verità. Proviamo a pensare, per un attimo, come sarebbe il nostro mondo se tutti i suoi abitanti “praticassero gentilezza a casaccio”… Proviamo a immaginare come d’ un tratto cambierebbero le relazioni tra le persone, in famiglia, tra i vicini di casa, nel quartiere, nelle città, tra gli Stati. È un utopia, certo. Però se la mattina ci svegliassimo tutti con la disposizione d’ animo di praticare gentilezza oltre ogni limite… perche’ non provare…? La seconda parte della frase fa riferimento ad atti di bellezza privi di senso. E proprio di tanta bellezza, ma proprio tanta, oggi, io credo, ci sia bisogno. Quanta bruttezza invade le nostre città, i nostri quartieri, ed anche, spesso, le nostre case. E non ce ne accorgiamo più. Ma la bellezza è anche quella che riguarda le nostre azioni, le nostre relazioni, i nostri rapporti con gli altri. Gentilezza e bellezza, io credo, vadano di pari passo. Non sono separabili. Si accompagnano tra loro. Come un delicato bocciolo appena schiuso,che ci regala tutta la sua “gentile bellezza”.
P.s. Su segnalazione di due mie amiche ho trovato l’ origine della meravigliosa frase da me riportata. Fu scritta su un tovagliolo di una tavola calda di Sausalito, in California, dalla scrittrice Anne Herbert, nel 1982. Da allora ha fatto il giro del mondo diventando un manifesto del pacifismo.
Sull’ Amore
Anni fa mi raccontarono questa delicata storiella che mi ha fatto comprendere un po’meglio cos’è l’Amore. Sentite un po’.
Un giorno un giovane si presentò dalla sua amata, e dopo aver bussato alla sua porta, senti’ la fanciulla chiedere: ” Chi e’?” Egli rispose prontamente…”Sono io..” e la ragazza..”Vai via, non ti conosco..!”. Il ragazzo stupito e dispiaciuto, andò via. Dopo qualche giorno ritorno’ dalla fanciulla, bussò, la ragazza chiese chi fosse, lui rispose “Io”…La fanciulla rispose di nuovo..”Vai via, non ti conosco…”. Profondamente amareggiato e dispiaciuto, il ragazzo andò via ed iniziò a pensare, a riflettere su cosa ci fosse di sbagliato nelle sue parole. E, pensando pensando, capi l’ errore. Tornò quindi dalla sua amata, bussò alla porta, la fanciulla disse ” Chi è?”.. Lui questa volta, con calma, con emozione, con un sorriso, rispose: “Tu!”. La ragazza, allora, stupita, ma contenta, aprì la porta e disse: ” Entra pure…Questa e’ casa tua!” E lo abbracciò.
L’ amore non cerca l'”Io”, ma si occupa solo del “Tu”.